30 metri. Auto.Bio.Grafia | 16-21 marzo 2017
Le premesse.
Il percorso che, con grande impegno e risorse, in gran parte personali, stiamo cercando di realizzare non è scontato, né facile.
I quesiti che ci poniamo, come promotori, sono di questa natura:
1. È possibile concepire una realtà in cui nessuna persona disabile, soprattutto di natura intellettiva, sia un artista o lo possa diventare?
2. È probabile che tutte le opere di persone disabili, con attitudini creative, siano opere d’arte?
Il punto di partenza.
Questa installazione nasce da “Tracce lungo un anno”, un percorso nell’ambito delle attività inclusive realizzate nel Liceo Artistico “G.C. Argan” di Roma, presso cui insegniamo. Abbiamo integrato le nostre competenze tecnico-grafiche, di inclusione e multimedialità e la passione per l’arte, per supportare Petar, uno dei nostri studenti con diverse abilità, nella realizzazione dell’opera.
L’idea è quella di valorizzarne le possibilità comunicative, attraverso la scrittura, preservandone – nel limite dell’intelligibilità - i tratti fortemente espressivi della sua grafia.
Il rotolo diventa il supporto ideale di un’attività ricorrente, che consenta il raggiungimento di obiettivi a medio e lungo termine.
La narrazione autobiografica.
A questo punto si tratta di fare una scelta importante: quale dovrà essere il contenuto del rotolo? La copiatura di testi, letterari e non, inerenti la sua esperienza? La libera espressione di sé, con e senza input da parte degli insegnanti?
Si arriva così a percorre l’opzione del racconto del proprio vissuto recente, inizialmente guidato e fino alla piena autonomia, per aumentarne la motivazione, l’autostima e il senso di efficacia.
La metodologia.
La metodologia narrativo-autobiografica è ampiamente utilizzata, e riconosciuta, per scopi educativi, di cura di sé, formativo-professionali. «Scrivere, tanto o poco di sé, rievocare il passato spesso con coraggio e determinazione, esporsi al giudizio degli altri, - come afferma il fondatore della Libera Università dell’Autobiografia Duccio Demetrio - costituisce un evento educativo, anzi auto-educativo».
In questo caso viene applicata, per la prima volta e con opportuni adattamenti, a fini inclusivi, di sviluppo delle competenze comunicativo/linguistiche, emotivo/relazionali, di espressione grafico/creativa di uno studente diversamente abile.
La realizzazione.
L’attività si snoda per un periodo di oltre un anno, dal novembre 2015 al gennaio 2016, con ricorrenza settimanale, fino al completamento di un rotolo lungo 30 metri. Il manufatto nella sua concretezza diventa il riflesso tangibile dell’attività cognitiva e manuale, di rievocazione, di rielaborazione del pensiero, di grafia. Grafia che riporta pochissime cancellature, per errori o ripensamenti, benché realizzata direttamente con il pennarello, su un rigato appositamente realizzato a matita, come riferimento. A conferma dell’autenticità di un gesto, anche mentale, libero da sovrastrutture.
L’installazione.
Durante le fasi di realizzazione, il manufatto è stato più volte condiviso, nei corridoi della scuola, suscitando spontaneo interesse e vera ammirazione fra i compagni per l’operato di Petar e confermandoci la bontà dell’opera e la necessità di una condivisione allargata alla città.
In questa fase Ciro Dimita cura l’ideazione e la realizzazione dell’installazione, individuando nella Sala Santa Rita il luogo deputato alla finalità, supportato da Maria Teodolinda Saturno nella comunicazione dell’evento.
Ciro Dimita, Maria Teodolinda Saturno.