Una storia lunga 30 metri e oltre | 7 ottobre 2017
Con il laboratorio si intendere offrire un’altra occasione di lettura, una nuova opportunità di esistenza alla storia di Petar, in un contesto molto speciale di addetti ai lavori, esperti e persone sensibilizzate alla potenza della narrazione.
Si vuole poi sperimentare, in maniera più mirata e consapevole, ciò che spontaneamente è avvenuto durante l’installazione, invitando i partecipanti a lasciare traccia di ciò che evoca in ognuno di loro la lettura di questa storia, al fine di raccoglierle e comporre un mosaico di storie di condivisione ed estensione di senso.
Ci piacerebbe infatti, in prospettiva, che questa ospitalità offerta dal 6° Convegno biennale sull’orientamento narrativo “Le storie siamo noi”, fosse la prima tappa di un piccolo percorso di incontri, condivisioni, scambi e raccolta di altre storie, che possano dare un’idea delle infinite possibilità di “inclusione” - da parte dei cosiddetti normodotati - in una storia individuale, un po’ speciale, attraverso le molteplici forme del narrare.
E che il materiale raccolto confluisse in una condivisione pubblica, come ulteriore possibilità di riverbero dell’esperienza e occasione di riflessione allargata.
Con "Prove di inclusione. Una storia lunga 30 metri e oltre" ci si propone di indurre una riflessione sul senso inclusivo e sulle possibilità di empowerment dell’approccio narrativo, che nasca dall’esperienza, dal confronto delle letture dei nuovi tessuti narrativi, integrate con le notazioni e i documenti video sul percorso di creazione del manufatto.
I partecipanti vivono l’esperienza di lettura del rotolo originale. Il senso materico del supporto, del pennarello, l’evoluzione del tratto grafico della scrittura, le dimensioni, infatti, sono elementi imprescindibili dalla maturata gestione della narrazione stessa e degli episodi evocati e, quindi, aspetti significativi anche nella fase di lettura.
Si tratta, quindi di un percorso esperienziale: un’immersione nel mondo di Petar, non solo attraverso il suo vissuto raccontato, ma attraverso il ripercorrere concreto e corporeo del processo di empowerment realizzato.
Il rispecchiamento, fra processo di scrittura e processo di lettura, avviene anche durante la fase di graduale riacquisizione dell’automatismo della camminata; automatismo, favorito dall’immersione nel flusso della scrittura, dal rivivere - mimesicamente o attraverso i neuroni-specchio - il percorso effettuato da Petar: dal disagio alla progressiva padronanza nel processo narrativo e nel tratto grafico della scrittura.